A partire dal XII secolo a.C. si ha una diffusione delle tecniche di lavorazione dall'Anatolia (Turchia) verso l'Asia centro-orientale dove il popolo degli Ittiti le rese sue e le monopolizzò per alcuni secoli.
In Europa e in Italia queste tecniche furono usate e diffuse principalmente dagli Umbri.
In questo periodo la lavorazione del metallo da parte del fabbro è vista come qualcosa di magico che richiede un rituale e a volte un sacrificio per permettere la trasmutazione del corpo da uno stato all'altro (ad esempio il popolo Babilonese).(1)
Questa ideologia oggi non è del tutto abbandonata: nella cultura giapponese (Step#01 Bis) la forgiatura di katane è un processo insegnato e tramandato con dedizione quasi religiosa e destinata a pochi.
In generale gli oggetti prodotti fino al 500 a.C. sono principalmente spade, asce, lance e pugnali, ma vengono ritrovati anche attrezzi da lavoro per l'agricoltura e più raramente oggetti di uso quotidiano.
Con l'avvento della civiltà romana viene conquistato tutto il mondo occidentale e avviene uno scambio e una commistione delle tecniche lavorative e costruttive nei vari domini dell'impero.
Inoltre grazie alla manodopera delle popolazioni conquistate aumenta l'attività di estrazione mineraria permettendo uno sviluppo nella lavorazione siderurgica. In particolare si consolida la forgiatura di leghe come il bronzo o il peltro per la fabbricazione di utensili casalinghi(posate) o la produzione di oggetti con metalli arricchiti.
Sono anche stati ritrovati stampi che venivano riempiti con metalli fusi negli altiforni, questo indica una meccanizzazione nel processo e un primo sviluppo verso un'industrializzazione.
(1) Da "Storia delle macchine" di Vittorio Marchis
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